E’ risaputo che la plastica in mare è la prima causa di inquinamento, e questo fatto, a lungo andare, rovina l’ecosistema marino e le spiagge, e di conseguenza anche la salute di esseri umani ed animali. Ma quali sono, attualmente, i progetti e le tecnologie che si stanno usando per rimediare al problema? Come si può contribuire?
I progetti e le tecnologie
Secondo alcuni studi, sembra che sia l’Asia il continente da cui provengono la maggior parte dei rifiuti gettati in mare, e per questo diversi scienziati, e non solo, stanno ideando diversi progetti. Uno dei più noti è quello del Seabin, un “cestino galleggiante” ideato per raccogliere i rifiuti presenti sulla superficie dell’acqua, microplastiche incluse, e a lanciarlo sul mercato, nel 2017, da due australiani, ovvero Pete Ceglinski, un ex designer e costruttore di barche, ed Andrew Turton, anch’egli attivo nel settore nautico.
In Italia, uno dei progetti lanciato negli ultimi anni, è stato il LifeGate PlasticLess, che consiste nel posizione i Seabin appena citati in più porti, fiumi e laghi italiani, con l’obbiettivo di arrivare a raccogliere 23 tonnellate di plastica, per riutilizzarla a scopi industriali. Oltre al Seabin, per questo progetto sono state e sono impiegate altre tecnologie, come il Pixie Drone, per cercare altra plastica nelle profondità marine. Un altro progetto da citare è “Insieme per il Mediterraneo“, che si prefigge di recuperare la plastica e convertirla in energia elettrica e calore.
Sono state e verranno impiegate, inoltre, anche della navi mangiaplastica, tra cui la Mr. Trash Wheel, una nave semi autonoma, che nel Maryland ha raccolto, finora, più di 500 tonnellate di rifiuti, tramite un nastro trasportatore. Nel 2024, è probabile anche che salpi un’altra imbarcazione, la Manta, prodotta dall’azienda Sea Cleaners, ovvero una grande barca a vela (lunga circa 56 metri) alimentata a pannelli solare, che potrà raccogliere fino a tre tonnellate di rifiuti all’ora, capace di estrarre dall’acqua anche dei piccoli di detriti.
I rimedi da adottare
Viene da domandarsi se è possibile, anche in casa, evitare l’inquinamento marino. Per questi si possono applicare quattro principi, ovvero:
- riusare, ovvero utilizzare oggetti e recipienti di un materiale diverso dalla plastica, come il vetro, che può essere tranquillamente riusato. Al supermercato, anziché scegliere le buste di plastica, si può optare per quelle di stoffa, per fare un altro esempio;
- ridurre, cercando di optare per imballaggi ed oggetti diversi da quelli di plastica;
- riciclare, ossia preferire sempre la raccolta differenziata;
- recuperare, magari usando oggetti di plastica per altri usi. Basta pensare agli artisti che usano piccoli oggetti, di plastica o altri materiali, per fare delle opere d’arte.
Tra gli altri rimedi di adottare, ci sono tanti piccoli gesti quotidiani, come preferire l’acqua del rubinetto anziché quella delle bottiglie, limitare usi di cannucce e tazze monouso, non gettare mozziconi di sigaretta sulla spiaggia, ed offrirsi di ripulire la spiaggia oppure contribuire con donazioni al lavoro di enti per la difesa del mare.