L’insegnante di sostegno ha il compito di aiutare, nell’ambito scolastico, i bambini e i ragazzi che hanno una disabilità fisica o psichica, aiutandolo ad integrarsi a scuola e nella società, ed è importante sia per l’alunno che per la classe in generale. Ma quali sono i suoi compiti? E i requisiti per diventare tali?
Di cosa si occupa
La figura del docente di sostegno, giuridicamente, è nata nel 1975 con il Decreto del Presidente della Repubblica (allora Giovanni Leone). In questo decreto si stabiliva che l’insegnante di sostegno è una figura specialista, le cui distinzioni curricolari rispetto agli altri insegnanti sono stati definiti nella Legge 517 del 1977.
Egli ha il compito di preparare l’alunno disabile alle lezioni che verranno svolte in classe, inclusi alcuni test di valutazione, considerano il profilo psichico e fisico del ragazzo, in modo da apportare le dovute modifiche. Generalmente, per il piano didattico viene consultato anche uno staff medico e/o socio-sanitario (ed è sempre presso strutture come le ASL locali che i genitori e la scuola richiedono la presenza di un insegnante di sostegno).
Per svolgere questo compito, l’insegnante di sostegno deve possedere delle determinate competenze, a cominciare da una buona conoscenza dell’ambito pedagogico e della didattica speciali, nonché dei materiali e sussidi scolastici. Deve avere inoltre, delle qualità morali, come il tatto e l’empatia, per capire i bisogni dell’allievo, e quindi avere anche delle buone doti comunicative. Egli deve stimolare l’allievo e la sua è una figura richiesta sia nelle scuole pubbliche che in quelle private, ma è anche presente in centri di doposcuola ed istituti specializzati.
Il percorso formativo
Diventare un’insegnante di sostegno non è certo semplice ed è una figura piuttosto precaria. Una volta conseguita l’abilitazione all’insegnamento, bisogna superare dei test e prove specifiche. Se si ha una laurea in Scienze dell’Educazione, prima dell’abilitazione all’insegnamento, si possono svolgere dei tirocini formativi in varie scuole. La durata di tale corso varia a seconda dell’istituto e delle norme, ma sembra che i docenti che seguono il corso universitario, possono fare il tirocinio dopo il primo anno, acquisendo una sessanta di crediti formativi in trecento ore di tirocinio.
Una volta conseguito il diploma di laurea, bisogna frequentare dei corsi specifici di pedagogia o psicologia, per imparare delle tecniche da adottare a favore dello studente, a seconda delle esigenze. Il tirocinio, poi, si svolge in una classe in cui vi è un bambino da sostenere.
Dopo aver ottenuto anche questa specializzazione, si può diventare docente di sostegno superando un esame per accedere al ruolo, che comprende una prova scritta, composta da tre quesiti, di cui due inerenti alle metodologie da applicare a seconda delle disabilità, ed un altro articolato in otto domande, a risposta chiudo, che comprende anche la comprensione della lingua inglese. Ne segue, poi, una prova orale sulla progettazione dell’attività didattica. Per la scuola di primo e secondo grado, poi, sono previste altre prove, di cui una sempre scritta e l’altra orale, sulle conoscenze dell’aspirante docente in materie relative al suo ruolo, oltre che nelle conoscenza di una lingua straniera europea ed in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (primo fra tutti il computer).