Fisica nucleare: cosa si sa su questa branca? Dove si studia? Che opportunità di lavoro offre?

Il nostro punteggio!

Il campo della Fisica è vasto e quella nucleare e subnucleare studia il nucleo atomico, i suoi costituenti (i protoni e neutroni) e le interazioni tra esse. Ma dove si studia la fisica nucleare in Italia? Quali sono i possibili sbocchi lavorativi?

La storia della fisica nucleare

Sarebbe lungo anche solo riassumere la storia della fisica nucleare, in quanto le origini di questa branca si possono far risalire all’antica Grecia: già il filosofo greco Democrito (460-370 a.C.), parlava dell’atomo.

La prima vera teoria atomica, tuttavia, fu formulata solo nell’Ottocento, dal fisico e chimico inglese John Dalton (1766-1844), che stabilì che la sua materia non è continua, ma formata da particelle chiamate atomi, e che essi sono tutti uguali tra loro, ma che atomi di elementi diversi hanno anche caratteristiche differenti. Le reazioni chimiche, poi, avvengono solo tra atomi interi e non a quelli frazionati in essi, e che due o più elementi, nella stessa reazione chimica, possono conservare la propria identità, dando luogo a dei composti.

Tra le date più importanti, nella storia della fisica nucleare, si possono citare gli anni 1912, 1919 e 1932 in cui, rispettivamente, sono stati scoperti il nucleo, il protone ed il neutrone. Se si vogliono citare i nomi di esponenti illustri di questa branca, poi, non possono mancare Marie Curie, Enrico Fermi, Albert Einstein e Niels Bohr.

Dove studiare fisica nucleare in Italia

Sono numerose le Facoltà di Fisica nelle varie università italiane, che includono sicuramente la fisica Nucleare, e tra queste si possono citare:

  • il Politecnico di Torino;
  • il Politecnico di Milano,
  • l’Università di Milano;
  • l’Università di Trieste;
  • l’Università di Padova;
  • l’Università di Bologna;
  • la Scuola Normale Superiore di Pisa;
  • l’Università di Pisa;
  • l’Università di Firenze;
  • l’Università di Roma La Sapienza;
  • l’Università di Napoli Federico II.

Ognuno di questi istituti ha i suoi programmi di studio e, naturalmente, dei test di autovalutazione, per verificare le sue conoscenze, ma questi possono variare sempre a seconda dell’università. All’Università di Pisa, ad esempio, prevede un test con quaranta domande, di cui venti di matematica di base, dieci di ragionamento e problemi ed altri dieci di comprensione del testo.

Gli sbocchi lavorativi

I laureati in fisica, hanno diverse opportunità di lavoro, in vari campi, ovvero:

  • nella ricerca e nell’insegnamento, presso i vari istituti;
  • in ambito medico, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di apparecchiature per la diagnostica e le varie terapie;
  • nel campo della finanza, facendo domande presso banche ed istituti di credito, che sono alla ricerca di personale specializzato capace di effettuare analisi dei dati e previsione dell’andamento di mercato;
  • nell’ambito dell’informatica e delle telecomunicazioni, in particolare nei laboratori di calcolo.

Lo stipendio medio di un fisico è, generalmente, piuttosto alto, e può raggiungere fino ai 40,000 euro all’anno (circa 3000 euro al mese), ma esso varia sempre a seconda del campo e l’azienda in cui si opera.